Lontani ma Vicini |  Rubrica a cura dei ragazzi dell’Istituto Sant’Apollinare durante il periodo del coronavirus

Giulio Cimino
Scientifico

Istituto Sant'apollinare rubrica lontani ma viciniIO… IN QUARANTENA

È la classica storia da raccontare ad un falò, dopo qualche giro di rum di troppo, una di quelle storie che iniziano: “ma come non vi ricordate??”.  perché in tutte le comitive c’è sempre quella persona che ad un certo punto o inizia a cantare, riducendo la musica mondiale a un “na na naaaa” più o meno intonato, oppure inizia a raccontare storie della propria vita passata, o almeno di quella che si ricorda…

E mentre il gruppo lo segue ripercorrendo magiche avventure, arriverà un punto della notte in cui la narrazione si fa lenta, poi inizia a perdere quel poco senso che aveva e infine termina in un bel sonno.

“Domani è un altro giorno si vedrà” canterebbe la Vanoni citando la più famosa delle ottimiste, Rossella O’Hara, ma qui purtroppo siamo a Roma, noi siamo più sobri che mai e anche la realtà non è mai stata così lucida.

Non vorrei parlare del virus, a questo pensano telegiornali e programmi tv, con ventiquattro ore di dirette televisive (in cui francamente non approfondiscono nulla).

Quello di cui voglio scrivere è un po’ quello che è il mio rapporto con questa quarantena, le mie aspettative, le speranze e perché no anche i vantaggi.

Non ero particolarmente felice quando seppi della chiusura della scuola fino al 15 marzo, o meglio non lo sarei stato se fossimo dovuti restare a casa, ma siccome sembrava che così non fosse, ho approfittato di quella settimana per uscire con la mia ragazza, con i miei amici, insomma mi sono goduto giorni liberi. Liberi da impegni, da incombenze scolastiche e non. Dicevo tra me e me:” non è poi male questa situazione”. Ingenuamente, nella mia mente alleviata da quei giorni di riposo, non mi aspettavo che in data 9 marzo, Giuseppe Conte con un “blitz” a “dirette facebook unificate” dichiarasse l’Italia zona rossa.  Ero con degli amici nella mia seconda casa in campagna, ed anche lì non capimmo bene cosa volesse dire, così continuammo a fare quello che stavamo facendo: basicamente nulla, eravamo in casa a giocare a biliardo.

Ci ha pensato il risveglio a chiarire meglio cosa volesse dire “zona rossa”, quando i miei sono venuti a prendere gli amici riaccompagnandoli a casa, perché pare non si potesse più uscire di casa salvo “comprovate esigenze di prima necessità”.

Superfluo sarebbe dire che, ovviamente, le cose considerate da me divertenti non rientravano nella categoria. Così mi sono rassegnato ad una vita da casa, per fortuna avevo gli amici, una ragazza con cui parlare e condividere quei momenti di…noia fondamentalmente.

Le mie giornate si destreggiavano in strimpellamenti di chitarra, scrittura di qualche verso di poesia, tanta televisione e musica e l’immancabile sonno, che ogni tanto veniva interrotto da queste attività. Per un periodo di tempo ha funzionato egregiamente tutto ciò, condito dai discorsi del Premier alla “baci perugina” e dai “flash mob” delle 18 che facevano risuonare nel caos silenzioso delle vie le intramontabili note di Gigi D’Alessio e “Azzurro” di Celentano.

Però qualcosa iniziava a mancare. Quei messaggi che in “tempo di pace” ci scambiavamo senza importanza sempre con la consapevolezza che ci saremmo visti prima o poi, adesso assumono un’importanza incredibile. Le video-chiamate e le innumerevoli “app” scaricate, grazie alla didattica alternativa, che prima ritenevo inutili, adesso invece rappresentano l’unico modo per vedere un volto umano (connessione piacendo, perché pare che l’Altissimo abbia benedetto la Telecom solo in orario scolastico, visto che quando parlo con i miei amici sembriamo in collegamento da Baghdad).

Le cose stavano andando ancora decentemente bene, la mattina video-lezioni che occupavano il tempo, il pomeriggio se ne andava tra la classica “pennica post-pranzo” e le videochiamate con gli amici. Tutto questo era arricchito dai programmi per parlare del “dopo”: pianificare uscite, pregustarsi il momento nel quale, parafrasando il Premier, ci saremmo riabbracciati più forte.

Tuttavia il fato mi ha subito levato un pensiero dalla mente: la ragazza. Già sono stato “elegantemente” mollato per usare le parole di un mio amico, spiace per Giuseppe Conte perché gli ho mandato un po’ a farsi benedire la frase:” oggi stiamo lontani per riabbracciarci più forte domani” …non è andata proprio così, sarà per un’altra quarantena.

Questo certo non ha contribuito a rendere piacevole la mia permanenza a casa, sono stati giorni un po’ persi tra pensieri, parole scritte su un foglio o dette sulla spalla virtuale di qualche amico al telefono. Per citare un grande artista, forse rovinato, forse migliorato dalla droga: Vasco Rossi:” Vivere e sorridere dei guai, così come non hai fatto mai, e poi pensare che domani sarà sempre meglio” il che quando lo canta lui e quando lo suono con la chitarra sembra semplice, ma quando si posa la chitarra, si spegne lo stereo e ci si siede sul letto a pensare, ci starebbe molto bene un abbraccio, anche virtuale, della persona che sia ama.

Levato, e mica tanto ancora, questo pensiero dalla testa, uno dei migliori ahimè, fortunatamente è proseguito il dialogo con i mei amici, che mi hanno molto aiutato tirarmi su il morale in questo momento un po’ complicato per tutti.

Ma nei momenti di difficoltà si sa che certi uomini sono una certezza e sono sempre in prima linea: se la prima linea fosse Facebook allora saremmo certi che il nostro uomo è Giuseppe Conte. Veramente lui è un punto di riferimento per ogni italiano che, oserei dire ingenuamente, aveva stampato copie su copie di autocertificazioni. Perché quest’ultime ormai cambiano talmente in fretta che non si fa neanche in tempo a compilarle. Ormai aspetto la prossima uscita dell’autocertificazione in allegato con Repubblica e l’Espresso.

Ma, scaramucce burocratiche a parte, devo dire che ormai è un punto fermo delle nostre giornate, se apriamo la tv troviamo o lui, oppure la diretta dalla sua pagina Facebook, dove evidentemente gliele segnano a tradimento, visto che non è mai puntuale.

Che dire di questa quarantena: ci si annoia, tanto! Nel mio caso sono arrivate anche delusioni e malumori, ma fa parte del gioco, sarebbero arrivate anche nel caso fossi stato “libero”. Ho riscoperto però il valore di strumenti di tutti i giorni, o meglio di certe funzioni, che avevo totalmente sottovalutate: le telefonate.

In questa situazione poter sentire la voce del tuo amico, la risata, o il volto, se un sussulto di tecnologia ti assiste in una video-chiamata, vuol dire veramente tanto.

Questi sono discorsi alla fine già fatti, se vogliamo banali, quindi non li ripeterò perché tutti ne sapete il senso, mi prendo la libertà di usare una citazione di Gesualdo Bufalino: “Come si fa ad amarsi vivendo con se stessi 24 ore su 24?”

In questa quarantena lo stiamo sperimentando, siamo sempre con noi stessi e stiamo facendo tutti il conto alla rovescia perché finisca al più presto. Vuol dire che non ci piacciamo? Che non stiamo bene con noi stessi?

Samuele Bersani nella canzone “Spaccacuore” canta: “so chi sono io, anche se non ho letto Freud” e sicuramente neanche il contadino, che la mattina ara il campo e la sera cena con la famiglia, lo ha mai letto. Quello che voglio dire è che alla fine non servono manuali e non esistono schemi su come vivere. C’è chi è solitario, e , come molti, è convinto che in quel modo lui concepirà e capirà i sensi e i doni della vita, e c’è chi invece pone la propria forza negli altri, che ha paura della solitudine. Giusto o sbagliato? Non si sa “veritas filia temporis”. Ma sta sfociando tutto su un argomento troppo pseudo-filosofico, che visti i miei rapporti con la materia, non vorrei portare avanti.

Con il tempo sto imparando anche a non sprecarlo: suonando oppure scrivendo molto, mi aiuta abbastanza a sfogare tutti i sentimenti: amore, amicizia e anche rabbia che morirebbero un po’ lasciandoli dentro di sé, mentre invece quando si è in questi stati d’animo riusciamo a sfruttare delle caratteristiche di noi molto valide… di cui però se ne accorgono molto spesso di più gli altri rispetto che noi.

È stata, ed è ancora, una sfida tutta questa situazione: di resistenza, di tenacia e di volontà. E ne usciremo, ci godremo i momenti degli abbracci con le fidanzate, ehm…ecco a tal proposito, vorrà dire che mi godrò qualche cinque con gli amici, ci godremo la vita che forse abbiamo banalizzato prima, che ha avuto il sapore della speranza in questo momento, e che sarà per certi aspetti diversa nel futuro.