Gli avvenimenti di questi giorni ci hanno messo tutti alla prova. A mezzanotte di sabato 22 febbraio il governo e il Ministro dell’Istruzione hanno vietato tutte le gite scolastiche per precauzione nei confronti di un possibile contagio del  Corona Virus. Io sono stato svegliato a quell’ora e non ho più chiuso occhio. In poche ore è stato bloccato il pullman con le valigie già in partenza per il Trentino. Alle 7.30 di domenica, su una panchina di piazza Risorgimento dove mi trovavo per fare un po’ di footing e cercare di stare sveglio, dopo decine di telefonate, ho scritto il comunicato che poi è stato pubblicato sul sito della scuola. Ho fatto, mio malgrado, il mio dovere: bloccare due viaggi che avrebbero coinvolto quasi 200 alunni  del liceo. Non ho competenze per giudicare la situazione di allora e di ora. Ho solo l’amara consapevolezza che, di fronte ad autorità che credo stiano facendo di tutto per proteggerci, si scatenano voci, paure, sussurri e grida che spesso non hanno a base la ragione ma solo una comprensibile emozione , guidata dal desiderio naturale di salvare se stessi e i propri figli. Di fronte a ponderosi documenti del Ministero della Salute, che andrebbero scaricati con pazienza e letti e sottolineati, si preferisce leggere Facebook, pezzi di notizie su Internet, affollare le chat genitoriali ( generatrici di ansia e di sospetto) , far correre notizie su come la scuola di mio nipote o quella del figlio del mio amico hanno reagito . Un’enormità di informazioni cui corrisponde una scarsezza di formazione. E la mancanza di una elementare considerazione: siamo nel Lazio che assolutamente non è tra le regioni colpite o a rischio e non rientra tra le regioni pericolose. Come ha magistralmente scritto Domenico Squillace, preside del liceo Volta di Milano ( zona invece a rischio): “ Siamo presi dal delirio collettivo, non riusciamo a mantenere il sangue freddo e non ci rendiamo  conto che uno dei rischi più grandi – in casi così – è l’imbarbarimento delle relazioni sociali” ( dal sito della scuola) . Per tornare  a noi, nessuno è partito per la Grecia. Rischiamo, in base al  recente decreto del governo, di non partire più per lo scambio a Salonicco ( che è prima del 15 marzo) . Ho dovuto anche annullare  le visite dentro Roma organizzate da tempo,  specie per le scuole medie (la recentissima disposizione della Regione Lazio ha fatto chiarezza su questo) . Ho interpretato in misura stretta, benché per me siano discutibili, le ultime disposizioni dell’autorità cui mi attengo come pubblico ufficiale. Per la settimana bianca sono partiti dodici  ragazzi tutti maggiorenni, col consenso delle loro famiglie. Sono partiti anche alcuni adulti del personale scolastico con le loro famiglie. Nella stessa settimana, inoltre, sono partiti alunni con i loro genitori, ma non diretti nella stessa località ( e comunque non verso zone a rischio)  e non iscritti previamente alla gita scolastica ( dico subito che non mi riferisco a questi nella presente nota).  I primi hanno firmato una liberatoria , in base alla  quale hanno accettato di andare sotto la loro responsabilità e senza la protezione o il consenso della scuola. La questione se fosse giusto o meno che partissero ( accompagnata dalla –  a mio parere del tutto ininfluente  – considerazione che andavano nell’albergo e col biglietto prenotati dalla scuola) non è questione che abbia una risposta. Chiunque presenti deduzioni certe e non impugnabili né discutibili afferma solo se stesso e non la verità, che in questi casi non è mai unica. Ho ascoltato in questi giorni e ore  i pareri di tutti e , ripensandoci , confermo quello che in quei momenti concitati ho pensato: minacciarli o cercare di impedire  la loro partenza sarebbe stato assai peggio e non avrei avuto  alcun appiglio giuridico. Sono andati in treno, in un vagone vuoto e tutto per loro perché svuotato di tutti gli alunni prenotati e torneranno nello stesso vagone vuoto  , in una località di regione non a rischio, in un albergo dove ci sono centinaia di persone e di scuole internazionali che non sottostanno, per ovvi motivi, alla direttiva del Governo. Può darsi che la situazione mi sia sfuggita di mano, non sono perfetto. Ma in quelle ore insonni mi è sembrato giusto decidere così e non mi pento. Quelli che, o in modo pacato e sereno o in modo aggressivo, hanno cercato di convincermi del contrario non mi hanno convinto. Ora si pone ( per chi lo pone a tutti i costi ) il problema del loro rientro a scuola. Su questo mi atterrò con scrupolo alle direttive del Governo e del Ministero oltre che all’esperienza assodata di decine di medici di base, epidemiologi, amici presidi che sto consultando in questi giorni. Tali consultazioni mi hanno reso sereno e mi hanno confermato la bontà di un metodo: per evitare la caccia indiscriminata al contagio e al contagiato  bisogna solo  parlare, pensare , consultarsi e imparare. Faccio una semplice premessa: nella nostra, come in altre scuole, entrano e escono decine di persone che non sono alunni  ( intendo genitori, rappresentanti , medici, psicologi, fratelli e sorelle di alunni e via dicendo). Tutti potrebbero infettarci e di tutti potremmo avere paura se non facessimo funzionare il cervello. A tutti potremmo chiedere se vengono dalle zone a rischio , se hanno contattato persone con evidenti sintomi del male, se sono stati in Cina Giappone Corea o Singapore, se hanno essi stessi i sintomi previsti. Non lo facciamo per il semplice motivo che da sempre  l’umanità vive anche questa sfida: imparare che seguire delle  semplici regole di igiene è la miglior prevenzione , che con un po’ di intelligenza è possibile  difendersi dal male  , oltre che considerare che la velocità con cui una malattia  può spostarsi da un capo all’altro del mondo è figlia del nostro tempo e non esistono muri che la possano fermare. Ciò premesso, emergono con estrema chiarezza queste linee 1) chi non è stato a contatto con zone a rischio e/o  con  zone “ rosse”  non ha alcun obbligo di sottoporsi ad alcun controllo medico, a meno che non lo decida volontariamente 2) le zone “ rosse “ italiane risultano essere L’Emilia Romagna, il Friuli Venezia Giulia, la Lombardia, il Veneto, la Liguria e il Piemonte e in queste regioni – ove le scuole siano chiuse – sono state anche adottate modalità di didattica a distanza 3) non esiste alcuna normativa di allerta per chi invece passi da queste regioni con aereo, treno , auto o altri mezzi 4) la prassi per verificare un eventuale contagio del Corona Virus , comunemente detta “ tampone” si può fare soltanto ( a Roma) all’ospedale Spallanzani il quale, oberato di lavoro, pretende che si passi dal proprio medico di base che a sua volta deve accertare la presenza dei sintomi specifici del contagio 5) i sintomi del contagio sono ( ciò mi è stato detto senza alcuna possibilità di equivoco) la compresenza di febbre, tosse e raffreddore: chi presenta anche due di questi sintomi ma non il terzo non può ottenere a norma di legge l’impegnativa del medico di base per il tampone  6) l’eventuale paziente  asintomatico ( senza presenza di sintomi ) deve comunque sempre provenire dalle aree a rischio del mondo e dalle zone rosse italiane e può contattare il servizio di epidemiologia della ASL 7) le direttive del Governo ( le più recenti) prevedono ( fino al 15 marzo) il ripristino del certificato medico per essere ammessi a scuola dopo una assenza di cinque giorni. Stiamo parlando del “vecchio” certificato medico che un tempo doveva certificare una malattia che aveva costretto ad un’assenza superiore a cinque giorni ma che poi, per estensione, tutti i presidi chiedevano anche per un’assenza che si sapeva essere non per malattia. Fino al 15 marzo anche noi adotteremo questa prassi, allargandola anche non in caso di malattia ( come hanno fatto altre scuole)  8) a queste considerazioni ( non cito le varie fonti per non essere pesante ma tutti le possono verificare se hanno la pazienza di leggere le circolari governative) si aggiungono considerazioni di maggiore buon senso, come quella ( a me confermata da decine di persone competenti ascoltate) che tale virus influenzale ha colpito persone già anziane, già toccate da malattie  pregresse e terminali e che tale virus non ha, allo stato attuale della ricerca, attitudine a toccare bambini e ragazzi , che sono i soggetti a noi più cari e vicini. Per questi motivi ho chiesto alle famiglie dei ragazzi che hanno partecipato alla  settimana bianca  di prenotare  un  appuntamento con il medico di base per accertare l’eventuale necessità di fare il “ tampone” e in ongi caso di accertare lo stato di buona salute di coloro che ritornano . Ho anche chiesto  che ciò avvenga il prima possibile e disposto che lunedì 2 marzo tali persone si prendano il tempo per tale visita e ritornino a scuola martedì 3 marzo o eventualmente lunedì 2 nella tarda mattinata se possono avere la visita col medico di base in tempo utile . Sarò soltanto io a verificare la presenza di tali condizioni che, nel rispetto della privacy, non saranno rese pubbliche . Faccio anche presente che – secondo le disposizioni della Regione Lazio – ho affisso le disposizioni generali per l’igiene richiesta e sto cercando di dotare al più presto la scuola di ulteriori strumenti per l’igiene personale. Sono certo che tutte le persone pensanti ( che ritengo essere tutte quelle che frequentano il sant’Apollinare) comprenderanno quanto ho scritto e contribuiremo tutti a mantenere la serenità generale, che fa della nostra scuola una vera famiglia

Il preside don Paolo Tammi