Lontani ma Vicini |  Rubrica a cura dei ragazzi dell’Istituto Sant’Apollinare durante il periodo del coronavirus

Gallì Fabio
Liceo Classico

TERZA GUERRA MONDIALE

Da diversi mesi l’umanità sta combattendo contro il peggiore dei nemici, un assassino invisibile di cui ci si accorge solo quando ha già iniziato a far del male, un virus.
Da un giorno all’altro i cittadini si sono trovati chiusi in casa, sacrificando la propria libertà per combattere un nemico più grande.
Da sempre i più grandi nemici degli uomini sono, ancor prima di dittature e guerre, le epidemie e le pandemie che nella storia hanno causato centinaia di milioni di morti.
In Italia il primo caso è scoppiato in Lombardia e, di lì a poco, il Covid19 si è espanso a macchia d’olio su tutta la Lombardia, la stessa che nel sedicesimo e nel diciassettesimo secolo aveva affrontato la Peste.
Eppure nessuno si sarebbe aspettato di finire in quarantena a cento anni dall’ultima grande pandemia che ha sconvolto il mondo, l’influenza spagnola, senza poter più avere contatti sociali con il mondo esterno alla propria abitazione.
Questa situazione, se dovesse proseguire ancora a lungo, rischia di cambiare per sempre le nostre abitudini. Sicuramente il commercio online avrà la meglio, con tutti i “bottegai”, dal calzolaio al sarto, che si troveranno costretti a chiudere perché non avranno più i soldi per ripartire verranno schiacciati dal mercato dell’acquistabile da casa, ovvero da multinazionali quali Amazon e Ebay.
Ma prima dell’economia viene la salute fisica e, soprattutto, mentale che verrà messa a dura prova da un virus che ci imprigiona nei metri quadri in cui viviamo. Una forte complicazione causata dalla quarantena la stanno provando coloro che necessitano di aiuti psichiatrici e che si trovano costretti, nel migliore dei casi, ad avere sedute con psichiatri e psicologi tramite webcam e dunque senza contatto diretto.
Un dispiacere mi è stato causato dall’appurare che la sanità mondiale non fosse pronta ad affrontare un’epidemia e città come Madrid sono costrette a lasciare i pazienti sdraiati sul pavimento con appena un materasso sotto. Si sta però scoprendo un mondo solidale con i paesi che collaborano tra loro cercando di combattere tutti insieme, basti pensare all’Italia che ha ricevuto aiuti dalla Russia, da Cuba e dall’Albania. L’hashtag che sta girando sui social in questi giorni, “#unitimadistanti” rappresenta al meglio come vada combattuto il virus, poiché l’unico modo è quello di evitare il più possibile contatti con altre persone, ma al tempo stesso la lotta deve essere unita con libero scambio di informazioni relative al virus.
Sin da piccoli si studia che tutte le guerre nascono per causa economica e la guerra contro il Covid non fa eccezione. Il governo Cinese infatti era a conoscenza del virus da mesi ed ha fatto incarcerare i medici e gli scienziati che provavano ad avvisare la popolazione della situazione di non normalità che vi era in Cina. Oltre agli arresti, il governo non ha preso alcuna misura di contenimento facendo uscire dal paese milioni di cittadini che hanno esportato il virus in ogni angolo del globo, tutto per non bloccare subito il paese, per evitare di perdere miliardi di Renmimbi (moneta cinese), sperando, con estrema supponenza, di riuscire a rimediare senza bloccare le aree ad alto contagio, salvo poi correre ai ripari bloccando tutto.
Nessuno sa come andrà a finire ma si può pensare che, poco dopo la grande crisi che verrà, ci sarà un boom economico, che solitamente segue di una decina d’anni ogni guerra, e nuovi comportamenti sociali, forse, chissà, non ci si saluterà più con i consueti baci e abbracci, ma si utilizzerà un cenno col capo.
Sicuramente il popolo italiano uscirà più responsabile perché si renderà conto dei morti che sono costati gli aperitivi sui navigli o le discoteche aperte quando medici e scienziati pregavano di evitare aggregazioni di persone e, facendo ogni scongiuro, la prossima pandemia o guerra che affronteremo, la affronteremo in maniera più responsabile.
Un evento che mi ha particolarmente sconvolto è stata la scomparsa del signor Guinetti, un anziano signore che ha sempre vissuto al terzo piano del mio palazzo e, causa Coronavirus, non solo non si sono svolti i funerali, ma la moglie è rimasta sola in casa senza che i figli, che non hanno neppure potuto vedere la salma del padre, potessero darle anche un solo abbraccio. Mi terrorizza l’idea di perdere una persona cara e non poterla mai più vedere, neppure il corpo inanime, seppure ritenendo che siano giuste misure di prevenzione.
Dobbiamo combattere contro il virus e contro noi stessi, contro la deriva delle nostre menti, contro la solitudine dei nostri corpi e delle nostre anime, abbandonate a se stesse in un senso di inquietudine perenne che porta al logoramento della stabilità mentale dell’individuo. Dobbiamo, per farci forza, rivolgere un pensiero ai medici, agli operatori sanitari, agli autotrasportatori e a tutti coloro che non possono svolgere lo smart-working e che sono in prima linea a combattere per noi, per ricordarci di quanto sia solidale l’essere umano, che arriva al punto di mettere a rischio la propria vita e la propria stabilità mentale per salvare il prossimo. Un pensiero deve essere rivolto anche a coloro che hanno famiglia a carico e non riescono a portare il pane a tavola ai propri figli perché ritrovatisi senza lavoro. L’auspicio è che questo produca nel governo la volontà di fare una definitiva grande lotta al lavoro in nero che da sempre mette in difficoltà milioni di persone, specialmente nel meraviglioso sud Italia dove questo lavoro in nero spesso coincide con la malavita. Una malavita che, oggi come non mai, lo Stato ha la possibilità di sconfiggerla da nord a sud. Un ultimo pensiero va dedicato a insegnanti, psicologi, psichiatri, avvocati, commercialisti e tutti coloro che hanno dovuto imparare ad utilizzare tecnologie nuove per non fermare il proprio lavoro e agli operatori turistici, nella speranza che lo stato decida di aiutar loro affinché possano non morire di fame.
Non sappiamo come proseguirà né come andrà a finire, sappiamo solo come possiamo combattere il virus, ci viene chiesto solo di restare a casa mentre ai nostri nonni e bisnonni, quando erano nostri coetanei, fu chiesto di andare in guerra a difendere i confini del Piave o a combattere in Africa e in Russia per volontà di una folle dittatura che magari non condividevano neppure. Deve essere nostro compito quello di rispettare le decisioni del governo, criticabili o meno, al fine di cercare di fare ognuno del suo in questa lotta.
La speranza è quella che alla fine di questa situazione, come accade al termine delle guerre, si possa riscoprire il valore della vita e vi sia un sentimento popolare universale di gioia che duri il più a lungo possibile.