Lontani ma Vicini |  Rubrica a cura dei ragazzi dell’Istituto Sant’Apollinare durante il periodo del coronavirus

Megna Lorenzo
Liceo scientifico

Coronavirus: Disease 2019

Istituto Sant'Apollinare RomaForse uno dei temi che negli ultimi anni, dopo l’undici settembre del 2001, sta facendo parlare di sé in maniera persistente è il Coronavirus (Covid-19).
Sviluppatosi in Cina nella città di Wuhan agli inizi di gennaio dell’anno 2020, il Coronavirus è forse la più grande piaga che l’intero mondo abbia visto dopo la Seconda Guerra Mondiale. Ma cos’è questo “mostro” e perché crea così tanto terrore? La risposta è semplice: non si sa niente di “lui”. Non si sa da cosa sia nato (molti dicono da un serpente, o un altro animale tipico del mondo asiatico, altri da un esperimento in laboratorio…), non si conosce in maniera specifica il motivo della sua trasmissione e non si ha, per adesso, una cura per sconfiggere la malattia che esso provoca. Tutto questo perché è la prima volta che il mondo attuale fronteggia una minaccia simile.
La cosa che colpisce di più è il fatto che quasi ogni paese del globo sia stato contagiato da questa vera e propria piaga e, forse, quello che sta vivendo questa situazione nella maniera peggiore possibile è proprio il nostro Paese: l’Italia. Infatti ad oggi da noi si contano 92472 casi positivi e 10023 morti a causa del Coronavirus. Da questi numeri è evidente che l’Italia stia vivendo uno dei periodi più bui della sua storia, forse anche perché è stato sottovalutato il problema sia da noi che dai nostri governanti. Ma anche l’Europa in generale si è dimostrata, come prevedibile, “passiva” e poco collaborativa nella situazione in cui stiamo vivendo. Ma al di là della mancanza di riguardo e anche dell’ignoranza, sono molti gli articoli di varie testate giornalistiche che stanno approfondendo queste tematiche. In particolare, mi ha colpito un articolo scritto da Paolo Giordano il cui titolo è “Quello che non voglio scordare, dopo il coronavirus”. Infatti, come dice il titolo, lo scrittore mediante un linguaggio diplomatico ma “tagliente come una lama”, ricorda che è passato un mese dall’immaginabile, come definisce lui, che sono stati molti ed inutili i faccia a faccia fra politici e che non si è visto ancora niente di concreto da parte dell’Europa. Ma Giordano dice anche che non ci dimenticheremo mai della forza e dell’impegno dei medici e delle forze dell’ordine; infatti io definisco queste persone come dei veri e propri “eroi senza mantello”, che combattono il Coronavirus a testa alta, pensando sempre prima alla salute altrui che alla loro. Qualche volta , però, bisogna fare delle scelte e si “deve decidere” chi far vivere e morire. Purtroppo è così, e non è facile per un medico avere in mano la vita di numerose persone. E’ questo il triste caso della città di Bergamo, attualmente una delle città con più contagiati in tutta la Penisola, è tristemente nota anche per le immagini di più di settanta carri dell’esercito che trasportano i corpi della moltitudine di gente deceduta a causa del virus, poiché nel cimitero della città erano i finiti i luoghi di sepoltura. Un’immagine che dice più di mille parole, che sintetizza in maniera efficace quella che è la nostra situazione, una foto che è peggio di un film dell’orrore. Ciò che fa più riflettere di questa foto non è solo il fatto che quelle persone non avranno un funerale, poiché verranno direttamente cremate, ma è soprattutto l’immedesimazione nostra nei confronti delle famiglie di quelle povere vittime, ponendoci le domande “E se fosse accaduto a un mio parente?”, “Finirà tutto questo?”, “Quando?”
Sono episodi intensi e forti quelli che stiamo vivendo ma la cosa che fa più innervosire è che questo non sarebbe mai successo tutti avessimo seguito ciò che ci aveva chiesto il governo fin dall’inizio.
Io sinceramente sto cercando di essere il più ottimista possibile ma ogni volta che mio padre e mia madre escono per andare a lavoro o per fare la spesa, che è diventata una specie di caccia al tesoro, sento sempre un senso di angoscia e paura che mi preme dentro al cuore e che mi fa stare male anche per giorni. Inoltre, sempre a parer mio, trovo che i vari flashmob che si stanno svolgendo in tutta Italia siano un modo per scacciare la paura, il che non è una cattiva idea ma dà fastidio sia il fatto che fra tutti coloro che cantano ci siano persone che prima disdegnavano il nostro paese e adesso, tutto ad un tratto, cantano l’inno nazionale, sia il fatto che vengano fatti continuamente poiché potrebbero creare nell’essere umano un sorta di nostalgia che li potrebbe portare a compiere gesti irragionevoli.
Si stanno dimostrando mature, invece, tante celebrità e influencer che usano i social non solo come un modo per acquisire più follower, sfruttando tale problema, ma anche a scopi benefici, incentivando tutti coloro che li seguono a donare a favore della lotta contro il Coronavirus. Un ottimo esempio lo hanno dato Chiara Ferragni e Fedez che, nel giro di 2 giorni hanno ricevuto donazioni da ben 148 paesi differenti ricevendo una somma pari a 4 milioni di euro. Grazie a questi soldi sono riusciti a istallare in 10 giorni un reparto di terapia intensiva dove prima c’era un campo sportivo! Questo episodio ci dimostra che, al di là dei vari scenari surreali, dimostriamo che, unendo le forze, siamo in grado di poter sconfiggere questo “mostro”. Infatti la situazione pian piano sta cambiando e la linea dei contagi in questi giorni sembra stabile. Nonostante ciò, continuano a esserci persone che o sfruttano il cane come pretesto di uscita o approfittano della paura delle gente per rubare i supermercati, o addirittura siti che pubblicizzano donazioni contro il Covid19 ma che invece si tengono i soldi per loro (la truffa del CODACONS ad esempio). Ma dentro di noi c’è la voglia e speranza che un giorno potremo ritornare alle abitudini passate, potremo di nuovo uscire, tornare a guardare il calcio e altri sport, tornare finalmente ad abbracciarci e stringerci la mano. E come dice un fuoriclasse del pallone: “Calciamo via il coronavirus e vinciamo questa partita. E ricorda: se il virus non va da Zlatan, Zlatan va dal virus.” Cit. Zlatan Ibrahimovic.